TLALOC
Di tutte le piogge cadute
O Tlaloc, dio imminente,
Codardo dal lungo bordone
Lo scarso picchiettio dell’acqua
sulle pietre sacre, il petricore
che spacca le narici, che incanta
il bosco come un tlapitzalli
d’osso, Oh divino Tlaloc, ho
visto tutto di te, ti
ho visto sganassare sotto gli
occhi cerauni, ti ho visto
cerchiare le tue iridi con
due dita per rintuzzare i
venti bui del Nord; e quelli
gonfi d’acqua da meridione,
O Tlaloc, hai battuto le
ali, arrogante, hai battuto il
bordone di luce sulla Terra,
hai aperto il cielo sopra
le piramidi, hai dato alla
terra salata la dolcezza, per gli
uomini, O Tlaloc, che regali
lo scorrere del tempo, come
al fiume il letto, come loro.
Proprio loro. Di che parleranno
i nostri figli quando non
tornerai lungo i mesi aridi?
Quando la calura soffocherà
la polvere nei mulinelli.
Non andartene, Tlaloc, non
abbandonare la montagna
scura. Non approfittare della
notte. Leggi i glifi per te,
leggi i segni dei cinque Soli.
Non ci sono forse i tuoi
tlaloque a badare al tuo
riso blasfemo?
O divino Tlaloc, cantato
negli affreschi di Tetitla,
dio agghindato nel cuore
di Tlamimilolpa, sacerdote
e preziosa borsa di copale,
autorità supplice di Teotihuacan.