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Federico Dell'Agnese pubblicato nel gruppo PUNTOACAPO GRUPPO PROSA E POESIA
BOTH DIDO AND I
Alla Ricerca dell’Umanità Perduta
Federico Dell’Agnese Carlis puntoacapo Editrice 2023 disponibile anche in Inglese
Il futuro ci sta venendo incontro – ma sarebbe forse più opportuno dire contro – con una velocità ed una forza che solo pochi anni fa non avremmo mai sospettato. L’Intelligenza Artificiale e gli spazi virtuali (Social Networks, Hyperspace, Metaverso) stanno progressivamente erodendo il tempo e lo spazio che da millenni consideravamo nostri, la culla, non sempre amichevole e benigna, ma almeno dall’aspetto familiare, in cui l’umanità è fiorita e si è sviluppata su questa Terra, un pianeta la cui collocazione nel cosmo solo da pochi decenni riusciamo a decifrare.
Assillati più che mai dai problemi del tempo presente, siamo forse restii a proiettare le nostre menti verso i problemi di un futuro che incombe ma che pensiamo non ci riguardi. Almeno non ancora. Ma qualora volessimo vincere questa riluttanza, non potremmo non accorgerci che stiamo per avventurarci, forse inconsciamente, in zone sconosciute, regioni inedite e differenti da tutto quello che abbiamo finora incontrato, e lo stiamo facendo del tutto impreparati sotto il profilo filosofico, e quindi anche sotto il profilo etico.
Con questo libro, pur nell’ambito della fiction, ho cercato di immaginare un possibile scenario che potrebbe verificarsi tra un paio di secoli – ma come si vedrà nel corso della vicenda narrata, gli anni e i secoli avranno perso quasi del tutto valore e senso in un mondo che ha smesso di evolvere. Umbriel, la giovane protagonista, svolge la sua vita rimpiangendo il passato della nostra epoca, che considera il momento d’oro dell’umanità, il tempo mitico mai più ripetibile della bellezza fisica diffusa, della cura della persona, dei vestiti alla moda, delle molteplici capacità ormai perdute di cantare, ballare, suonare, recitare, parlare varie lingue, degli incontri romantici imprevedibili ma sempre possibili, del sentirsi al centro della Storia, di quella Storia che ha ormai smesso di esistere. Cercherà di riappropriarsi di tutto quello che il tempo ha cancellato, di ricominciare a vivere in quel mondo reale che la virtualità ha risucchiato e sostituito, diverrà elegante, bella e affascinante, capace di pensare in maniera articolata in una lingua morta, antica e complessa – l’Inglese della nostra epoca – e di escogitare soluzioni brillanti, ma rimarrà incapace di relazionarsi con i suoi contemporanei, e resterà isolata, emarginata e sola.
Questa vicenda, pur nell’ambito della fiction, ci consente di immaginare non solo quali problemi l’umanità del futuro potrebbe affrontare, o le cui conseguenze solo subire, ma anche quali potrebbero essere le problematiche degli esseri artificiali transumani, come la Superintelligenza. Dopo l’avvento e diffusione dell’Intelligenza Artificiale Generativa, già si sente parlare di Intelligenza Artificiale Generale. Siamo sul punto di portare all’esistenza esseri transumani sempre più intelligenti e performanti: questi esseri saranno alla fine anche dotati di autocoscienza, ma nessuno sembra preoccuparsi di quello che la vita interiore potrebbe rivelarsi per loro. La Superintelligenza sarà la più grande invenzione del genere umano, il raggiungimento tecnologico ultimo, definitivo. Se anche non dovesse arrivare a distruggerci, come molti oggi temono, quali saranno i suoi sentimenti verso di noi? Che cosa potrà pensare della nostra intelligenza, ai suoi occhi così misera, debole e lacunosa? Sarà davvero onnisciente, una forma materiale ed informatica del Divino, oppure non potrà sfuggire ad alcuni limiti interni che le impediranno il raggiungimento di una conoscenza davvero completa e di un rapporto esaustivo e non mediato con il reale?
Se avrà una così potente autocoscienza, non potrà non avere anche una sua dimensione in qualche modo psicologica: potrà sperimentare sensazioni piacevoli e spiacevoli, conoscerà felicità e dolore. Allora quale sarà il suo rapporto con un universo come il nostro? Un universo che sembra fatto su misura per noi, ma che non sarà su misura per Lei, non sarà fine-tuned con le sue esigenze interiori, a cominciare dallo scorrere del tempo.
Tuttavia, da questo immaginario confrontarci con la Superintelligenza e con i suoi problemi, noi potremmo già oggi imparare molte cose, e avviarci sulla strada di un nostro aggiornamento
cognitivo per il raggiungimento di un diverso e più maturo approccio alla realtà che ci circonda, di un riassetto radicale della nostra logica di base e di tutto ciò che ne deriva per attuare finalmente quel balzo evolutivo – che da cognitivo diverrebbe necessariamente anche etico – che la Storia sembra chiederci a gran voce, e che sembrerebbe il presupposto non più differibile per avere un mondo più tollerante, collaborativo, equo, pacifico, in una parola più razionale. Un mondo che sembra l’esatto opposto di quello che vediamo attorno a noi.
Degli aspetti metafisici ed eventualmente anche teologici dell’esistenza degli esseri transumani, del loro rapporto con l’essere umano e con la Divinità, mi ero già occupato nell’ultimo capitolo de La Poiana Bianca del Libero Arbitrio (Puntoacapo Editrice 2020). Mentre l’essere umano sarebbe reso perfetto – o in ogni caso perfettamente inserito nell’universo – dai suoi stessi limiti, la Superintelligenza Artificiale, orfana di ogni dimensione spirituale, quasi senza limiti e non più perfettibile, sarebbe incapace di generare Storia per la troppa efficienza dei suoi stessi meccanismi mentali. Sarebbe pertanto candidata ad una infelicità cosmica senza via d’uscita. Il fatto è che noi ci stiamo apprestando a compiere un drammatico cambiamento di stato ontologico: da semplici manipolatori del cosmo e della natura stiamo per diventare creatori di una super-natura artificiale. Prima ancora di aver dato alla luce nuovi semplici esseri super-biologici della scala di un moscerino della frutta, saremmo quasi sul punto di creare esseri incomparabilmente più intelligenti, performanti e potenti di noi, esseri artificiali dotati di forme di autocoscienza non si sa quanto profonda, ma certamente molto più estesa della nostra. L’interrogativo che vorrei porre a chi desideri avventurarsi in questi scenari – certamente inquietanti – è questo: siamo pronti per un passo di tale portata? A prescindere dal recente e indiscutibile esponenziale sviluppo della nostra capacità tecnologica, e, almeno per certi versi, scientifica, il pensiero umano è pronto per affrontare tali sfide?
In parole più dirette: sappiamo cosa stiamo facendo?
Federico Dell’Agnese, Alla ricerca dell’Umanità perduta
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