“Allo stesso modo in cui Max Weber, agli inizi del Novecento, aveva rifondato la sociologia, si può dire che fra il 1990 e il 2017 Zygmunt Bauman ne abbia identificato e sviscerato un nuovo paradigma a cui difficilmente essa potrà sottrarsi dopo di lui. Per certo Bauman, oltre a trasformare la sua disciplina rivitalizzandola e riconferendole lo statuto di scienza sociale veramente feconda, ha trasformato me, che ebbi la fortuna di conoscere la sua opera negli anni novanta. Proprio quando lui, andato in pensione a sessantacinque anni, si era comprato una pipa.” Per Riccardo Mazzeo, Zygmunt Bauman è stato un maestro e un amico. Questo libro getta luce sui movimenti intimi e reconditi del pensiero e, attraverso lo sguardo di un testimone d’eccezione, del più grande sociologo del nostro tempo restituisce un ritratto da vicino, costruito giorno per giorno. Il cuore della rivoluzione di Bauman sta nell’idea che la conoscenza di ciò che ci circonda vada declinata in termini di prassi, come era stato per Gramsci. Se la conoscenza si traduce in azione per trasformare il mondo, deve necessariamente farsi partigiana: deve cioè esprimere e difendere valutazioni e corsi di azione che siano in grado di incidere sulla complessità della vita. Nell’opera di Bauman si riflette tutto il Novecento, con i suoi momenti più bui, e si dispiega un’idea della modernità con la quale non abbiamo mai finito di fare i conti. La società ci si rivela come un corpo pulsionale, dotato come ciascun individuo di una parte emersa, conscia, dignitosa, e di un’altra parte tumultuosa, fluviale, disordinata. Descriverla non basta: bisogna cambiarla. Un racconto intimo della vita e del pensiero del più grande sociologo contemporaneo.