Wessex meridionale, fine del IX secolo. Uhtred di Bebbanburg ha perso tutto: non ha più la sua amatissima moglie, morta durante il parto. Non ha più le sue terre, usurpate tempo addietro. Non ha più un re per cui combattere, perché Alfredo il Grande ormai è vecchio e malato, incapace di respingere gli invasori vichinghi e ossessionato dall’idea di convertire il mondo alla fede cristiana. Uhtred di Bebbanburg non ha più nulla per cui vivere, eppure c’è qualcosa che gli impedisce di lasciarsi morire. Qualcosa che da sempre è dentro di lui. È la furia del guerriero. Una furia pagana, nata fra i danesi che lo hanno addestrato all’arte della guerra e coltivata sugli innumerevoli campi di battaglia che ha calcato. Ora la sua furia ha un obiettivo preciso: reclamare Bebbanburg, la fortezza che gli spetta di diritto e che suo zio possiede in spregio alla legge e agli dei. Ora Uhtred combatterà per se stesso e per il suo destino, il destino di un guerriero nato.