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Dall’incipit della prima novella, “Il paravento rivelatore”:
Il ricco mandarino Tsiun-chin, che viveva a Chinchen sotto la dinastia dei Yuen, doveva recarsi a Yon-kia a reggervi quella importante sotto-prefettura, a cui era stato di recente nominato. S’imbarcò colla moglie e il personale di servizio sopra un battello, manovrato da cinque o sei giovani, di cui uno era fratello e gli altri erano nipoti del proprietario del battello stesso.
Dopo qualche giorno di navigazione, egli diede un festino propiziatorio delle divinità, e volle che figurassero sulla tavola delle splendide coppe d’oro che fino allora aveva tenute chiuse nei bauli.
La vista di tanti oggetti preziosi destò la cupidigia del proprietario del battello, che era un uomo senza scrupoli. Quando scese la notte, e si fu giunti in una località deserta, egli distribuì asce e coltelli al fratello e ai nipoti, andò alla cabina dove erano i Tsiun-chin, massacrò un domestico che era postato fuori di guardia, e entrò seguito dalla ciurma.
Il mandarino si rese subito conto della terribile situazione.