Quando crollò il Muro di Berlino, i cantori della vittoria dell’Occidente nella Guerra fredda annunciarono la fine della storia e l’inizio della pax americana. Noi italiani assieme ad altri europei ci abbiamo creduto, immaginando l’Europa al centro di un utopico impero universale del diritto e della pace. Eppure, proprio allora cominciarono la Guerra del Golfo e i conflitti in Jugoslavia, poi venne la “guerra al terrorismo” con le invasioni fallimentari dell’Afghanistan e dell’Iraq, oggi l’invasione russa dell’Ucraina e la sfida cinese al primato di Washington. Finita era la pace, non la storia. E noi della fine della storia viviamo il rovesciamento: le storie della fine. I conflitti si moltiplicano, incomponibili quanto le narrazioni che li alimentano. La storia universale dell’umanità è archiviata. Nessun nuovo ordine è stato negoziato perché nessun nuovo ordine oggi è possibile. Il libro di Lucio Caracciolo getta luce sulle radici e sugli scenari futuri di questa instabilità. Il 24 febbraio 2022 è il simbolo della fase storica in cui siamo immersi: lo scontro sempre più violento tra Stati Uniti, Cina e Russia riscriverà la gerarchia delle potenze. Questa competizione riguarda noi italiani ed europei senza voce, fortunosamente ricompresi nell’impero euroatlantico costruito da Washington per proteggere la propria sicurezza nazionale e i propri interessi globali. Il bluff europeista è svelato: in Europa ognuno persegue, specialmente in guerra, i propri interessi immediati. Ogni compromesso è più difficile e più necessario. “Dal 24 febbraio,” scrive Caracciolo, “abbiamo appreso che nelle maree della Guerra Grande siamo zattere alla deriva trascinate da correnti avverse su cui non esercitiamo controllo.” Non possiamo anticipare il futuro. Ma possiamo orientarci. Senza lasciarci confondere da desideri assoluti. Per trent’anni abbiamo chiamato Guerra fredda l’unica pace possibile. Ora la storia è tornata in Europa. E così la guerra.