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La metafisica di Aristotele

Con Metafisica (in greco antico: Μετὰ τὰ φυσικά?, metà tà physiká, “dopo i libri di Fisica”, ma anche «al di là delle cose fisiche»; in latino: Metaphysica) si intende una serie di trattati scritti da Aristotele (IV secolo a.C.) e raccolti successivamente sotto questo titolo.
Si tratta di un’opera facente parte degli «scritti esoterici», divisa in quattordici trattati e risistemata entro cinque secoli dopo la morte del filosofo, prima da Andronico di Rodi, che redigendo i suoi Pinakes, ovvero cataloghi delle opere di Aristotele, probabilmente chiamò così i libri collocati «dopo quelli di fisica» (in greco Meta ta physika), poi dalla scuola aristotelica successiva, e soprattutto dalla scuola di Afrodisia: intorno al 200 d.C. Alessandro di Afrodisia poteva lasciarci la prima descrizione a noi nota dell’opera come la conosciamo, in quattordici libri. La ricostruzione e costituzione del testo greco è diventata negli ultimi anni un terreno di aperto dibattito, focalizzato sul problema di identificare lo stemma codicum della Metafisica di Aristotele, cioè la relazione genealogica fra i suoi manoscritti superstiti.

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