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Il contratto sociale, pubblicato nel 1762, è una tra le maggiori opere del filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau.
L’opera, a tema politico-sociale, delinea, con sorprendente anticipo sui tempi, l’idea di Stato democratico, e perciò verrà ripresa, una trentina d’anni dopo, come riferimento durante la Rivoluzione francese. Il contratto Sociale è suddiviso in 4 libri, contenenti 48 capitoli in totale, preceduti da una “Avvertenza” ed una breve introduzione.
Già nel suo Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755), Rousseau aveva teorizzato, da buon contrattualista, come agli inizi della civiltà umana fosse stato stipulato dagli uomini un primo Contratto sociale; tale contratto, però, era un patto leonino, iniquo, perché basato sulla forza e non sul diritto: non veniva istituito uno Stato che, con le sue leggi, garantisse i diritti naturali di ciascuno, l’unica legge vigente era quella del più forte.
«L’uomo è nato libero e ovunque si trova in catene.»
(Libro I, cap.1 “Argomento di questo primo libro”, Contratto Sociale)
Ecco che per Rousseau, con il secondo Contratto sociale (quello vero e proprio, che dà il titolo all’opera), gli uomini trovano una legittimazione giuridica delle proprietà, sostituendo alla forza il diritto, e producendo così lo Stato e la società civile, entrambi costituiti esclusivamente dai Cittadini e dalle genti.
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