La realtà è fastidiosa, insoddisfacente, banale. È il mantra che Houellebecq ripete magicamente in queste pagine, scritte come se fossero il mio primo romanzo. L’antidoto all’orrore di questa affermazione è solo uno: fare della scrittura un sogno, della parola un generatore di universi alieni. Nessuno più di Howard Phillips Lovecraft è riuscito in questo intento, rendendo la propria vita un terribile fallimento, e la sua arte un capolavoro; e proprio intorno a questo stralunato “gentiluomo di campagna”, timido e insofferente, capace di consegnare ai posteri una biografia tragicamente romanzesca e una mitologia immortale, Houellebecq dà vita a uno dei suoi libri più violenti e sinceri. “H.P. Lovecraft” è una lettera d’amore alla scrittura, una biografia d’autore del più grande scrittore del fantastico che sia mai esistito, e un manifesto weird di un mondo terribile e decadente, che sta per essere ingoiato finalmente dal mostruoso Cthulhu.