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Con gli occhi chiusi è un romanzo dello scrittore italiano Federigo Tozzi, pubblicato nel 1919, da alcuni considerato il suo capolavoro.
Domenico Rosi gestisce la trattoria Il pesce azzurro insieme alla moglie, Anna, affetta da disturbi nervosi, e il piccolo podere di Poggio a’ Meli nella campagna senese. Il figlio Pietro è un adolescente con problemi relazionali, costretto a subire la violenza – fisica e psicologica – del padre. Nella tenuta abitano anche gli assalariati, fra cui Rebecca, abbandonata dal suo seduttore che le ha dato un figlio, i genitori di lei, Giacco e Masa, due poveri vecchi che conducono una vita modesta e desolata, e la nipote Ghìsola.
Nei confronti di quest’ultima Pietro prova un affetto confuso e torbido, che Ghìsola, pur conservando un atteggiamento evasivo, dimostra di corrispondere. Ma i colloqui dei due ragazzi consistono «in parole senza senso, convenzionali, che capivano loro due soltanto». Pietro è incapace di manifestarle a parole ciò che sente, e in più di un’occasione non resiste all’istinto di aggredirla…
La struttura di Con gli occhi chiusi scardina l’impianto tradizionale del romanzo naturalistico: articolata in paragrafi di varia lunghezza, l’opera è contrassegnata da digressioni, scarti temporali e parentesi introspettive che la avvicinano piuttosto al romanzo psicologico novecentesco. Non mancano momenti di acceso lirismo, ma l’abbandono del narratore non è mai totale, e dietro le movenze più commosse è adombrata una concezione coerentemente tragica della vita e dei rapporti umani.
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