10 settembre 2001. Konstantin Petrov è un giovane, volenteroso, esule estone che ha deciso di rifugiarsi a New York, dove vive ospite d’un vecchio cieco, David, che non gli fa pagare l’affitto a patto che il ragazzo se lo porti sempre dietro “per fargli vedere le cose al posto suo”. Konstantin lavora come elettricista al centoseiesimo piano della Torre Nord del World Trade Center. Qui, sfruttando il turno di notte, racconta con la sua macchina fotografica il cuore dell’economia mondiale da un punto di vista inedito, concentra la sua attenzione su oggetti piccoli, minuscoli, d’una disarmante quotidianità: i pulsanti dell’ascensore, i fogli sulle scrivanie, le sedie ribaltate sui tavoli dei ristoranti, gli asciugamani nei bagni. A partire da quegli scatti rubati, la più grande tragedia del nostro tempo prende corpo nelle storie di uomini e donne, celebri o del tutto sconosciuti, che si toccano e si sfiorano. Il presidente George W. Bush alle prese con i fantasmi e i sensi di colpa della moglie Laura; Alia Ghanem, la madre di Osama Bin Laden, in attesa del figlio in mezzo al deserto afghano; padre Mychal Judge, la prima vittima certificata a Ground Zero, prete devoto ai vigili del fuoco fino a seguirli dentro le Torri Gemelle; lo scrittore Harold Pinter che riceve, il giorno prima dell’attentato, la laurea honoris causa dall’Università di Firenze con un discorso violentissimo, e premonitore, contro gli Stati Uniti. Con un romanzo seduttivo, epico, commovente, Giancarlo Marinelli porta la letteratura nella nostra storia e nel nostro presente, e libera dalla polvere la miseria e la poesia dei sentimenti.