BOOKSWORLD

Loading...

BOOKSWORLD

Registrati

Blog - 19 Luglio 2024

La dorsale – L’anno del ferro: recensione

Era da tempo che ci eravamo ripromessi di leggere La dorsale – L’anno del ferro di Maria Gaia Belli, parte di una trilogia fantasy per adulti edita da effequ nel corso degli ultimi anni di cui è uscito di recente l’ultimo volume, L’anno del sale. Possiamo dire subito che effequ si conferma editore in grado di proporre testi di notevole qualità.

Facciamo allora il punto dopo la lettura del primo volume della trilogia, intitolato “L’anno del ferro”. Il testo è organizzato in tre macroparti, ciascuna scritta in prima persona secondo il punto di vista di tre giovani personaggi. Occhio agli spoiler da qui in poi, se non avete letto il libro.

Questo primo volume è relativamente snello, meno di trecento pagine, e dal punto di vista dell’intreccio ha un carattere fortemente introduttivo: ciascuna parte ci accompagna alla scoperta di un personaggio, del suo ambiente, dei suoi affetti, e ci mostra come tale personaggio giungerà all’Accademia, istituzione di stampo militaresco, dove si studia ma soprattutto si lavora; una nuova incarnazione di uno dei luoghi più battuti dagli scrittori fantasy (basti pensare alle opere della Rowling e di Rothfuss).

Queste tre macroparti che conducono il lettore e i personaggi al secondo volume sono gestite molto bene, senza grandi sorprese ma con notevole abilità da parte dell’autrice, che riesce anzitutto a creare personaggi molto ben delineati, dalla caratterizzazione forte, netta, lavorando molto sui rapporti tra gli stessi e la famiglia.

L’opera è nobilitata da una prosa che presenta un riuscito equilibrio tra ricercatezza stilistica e scorrevolezza di lettura, con periodi relativamente semplici e brevi, ben amalgamati e animati da un lessico preciso e da un buon senso del ritmo, con un ottimo equilibrio tra le scene. La trama si dipana in modo relativamente lento, ma va bene così: l’autrice si prende il suo tempo per presentarci i personaggi, il mondo e le sue dinamiche, e lo fa con cura ed eleganza. Non si affida ai tipici capitoletti brevi per saltare da un personaggio POV all’altro per enfatizzare il dinamismo, ci trascina invece a poco a poco nelle vicende di ciascun personaggio, dandoci la possibilità di conoscerli bene prima di passare al successivo. A conti fatti, una scelta che rappresenta una delle specificità di questo testo, uno degli elementi che lo rendono unico.

Il mondo ideato ha una geografia relativamente semplice (come riporta anche la voce narrante nella bella e particolare pagina d’introduzione al mondo), resa ancor più chiara dalla mappa d’apertura. Le differenti aree geografiche sono ben descritte e hanno caratteristiche ben distinte, la particolarità più spiccata dell’universo immaginato è la commistione di tecnologie e di strutture sociali ispirate a epoche differenti: nelle zone selvagge la gente sopravvive alla bell’e meglio, conducendo una vita relativamente priva di tecnologia, mentre nelle zone “avanzate” troviamo ascensori, televisori stile anni ottanta, ricetrasmittenti, automobili e camion, ma non armi moderne: la minaccia e l’offesa sono basate un po’ ovunque sulle lame e sulle frecce di archi e balestre. E sui draghi. Che sono presenti in gran quantità e che sono adoperati anche come mezzi di trasporto e come animali da corsa. Se siete del partito degli amanti dei fantasy con i draghi, La dorsale vi piacerà ancor di più, poiché i draghi sono descritti bene, in modo animalesco, realistico, e ve ne sono di ogni tipo, dal piccolo rachitico libelluloso al grosso bestione che già con un’occhiata laterale è in grado di far tremare le ossa.

Tornando ai personaggi, nella prima parte abbiamo modo di seguire una ragazzina selvatica arcigna e per nulla stupida nella sua lotta per la sopravvivenza, tra natura e baratti alquanto rudimentali, nella seconda un ragazzo che tenta di barcamenarsi in un ambiente cittadino periferico e in una situazione familiare pieni di stenti e difficoltà, soprattutto a causa del padre assente ed egoista, nella terza abbiamo modo di immergerci nell’alta società imprenditoriale, nella ricchezza e nella spietatezza di tale ambiente.

I tre protagonisti, Kam, Luk e Key, sono costruiti in modo verosimile, ognuno con una propria voce ben delineata e sfide differenti ma parimenti essenziali, per ciascuno di loro, nella ricerca di una propria strada nella vita che è poi sempre un percorso di definizione del sé. Per ciascuno l’Accademia rappresenta un cambiamento radicale, e si intuisce parte di un’interessante percorso di trasformazione: Kam avrà a che fare con la vita civilizzata, Luk con disciplina e responsabilità (e con la necessità di calibrare la sua bussola morale), Key con una vita aspra alla quale non è abituato e con la necessità di scontrarsi con quel mondo reale di cui fino a quel momento ha a malapena sentito parlare. Nel primo volume le storie dei tre cominciano appena a intrecciarsi, e si genera una buona curiosità sui rapporti che li legheranno in futuro e sul ruolo che avranno nella guerra a venire (che appare ancora distante, a fine libro primo).

Ciò che potrebbe lasciare una qualche amarezza nei lettori immaginiamo possa essere il già citato carattere introduttivo del primo volume: il libro scorre e ci lascia abbastanza presto con le nuove sfide per i personaggi tutte di là da venire e la guerra ancora molto lontana. Il secondo volume, insomma, va ordinato molto presto (non sarebbe una cattiva idea ordinarlo assieme al primo, a dire il vero). Secondo e terzo volume della trilogia risultano comunque sostanziosi, quindi il lettore avrà di che affondare i denti.

Annotazione del tutto soggettiva sulle pagine finali che disvelano l’identità di Kam e la sua rimarchevole genealogia: non ci hanno fatto impazzire. Oggigiorno il fantasy ha meno bisogno di appoggiarsi a certe meccaniche proprie della tradizione, a nostro giudizio, soprattutto se il personaggio funziona anche senza di esse. Tuttavia si tratta, lo ribadiamo, di un’opinione personale, inoltre bisognerà vedere come verrà gestito questo elemento nei libri successivi e come tale dispositivo impatterà sullo sviluppo dell’intreccio.

Invitiamo a non farsi strane idee sull’oggetto libro per via della copertina flessibile: si tratta di un’edizione curata molto bene, con una bella veste grafica e una buona qualità della carta, piacevole all’occhio e sotto i polpastrelli e molto maneggevole.

Non ci lanciamo in giudizi complessivi prima di aver concluso la trilogia e aver compreso appieno il progetto letterario dell’autrice, tuttavia possiamo già dire, dopo il primo volume, che si tratta senza dubbio di una delle migliori opere fantasy italiane, con una prosa di una qualità che non ci sembra abbia molti punti di paragone nel panorama italiano di genere, e con dei personaggi molto ben architettati, un punto su cui la produzione fantasy non solo italiana tende a peccare.

Articolo originariamente pubblicato su LibriNews.it

Wishlist 0
Continue Shopping