DUE CUORI APPANNATI SU ROMA
So’ dieci giorni che non te vedo
e me ne sto da solo mentre appanno il vetro
di questa macchina disegnando due cuori
attraverso i quali riesco a vedè fuori.
E fuori c’è Roma, con tutta la sua bellezza
anche quando piove, te vede e t’accarezza
anche quando non ci sei, ma tanto sto tranquillo
perché tanto stai a tornà, e manco a farlo apposta
al telefono uno squillo.
Se illumina lo schermo, il tuo profilo riflesso al vetro
fa da sfondo ar cuppolone, mentre il cielo diventa nero
e i gabbiani salutano Roma, dai Parioli a San Giovanni
Sta città è anche quella signora che s’affretta a ritirà i panni.
Sta città è quel pischello, che corre fracico mentre piove
ma non è soltanto quello, so anche i vicoli stretti del rione
è discutere al bar di pallone, e dei politici corrotti
ma poi arriva il prosecco e alla fine te ne fotti.
Attraverso sti due cuori, ormai quasi del tutto appannati
vedo scorrere sto Tevere, complice degli innamorati
e penso al tuo sorriso, perfetto nella sua incertezza
la tua voglia sempre di un abbraccio e io di una carezza.
Metto in moto e finalmente rispondo a sto telefono
sto arrivà, te dico. due minuti e sto al semaforo
so dieci giorni che me manchi e i cuori sul vetro non se vedono più
fuori ha smesso anche di piovere, il cielo sopra Roma è tornato a esse blu.