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La giraffa ariana. Intervista a Ferruccio Andreoni

Presentazione del libro e intervista all’autore

La giraffa ariana

Ludovica Ernst non è una detective. È una creatura algida, aristocratica, spietata. Figlia di una stirpe nazista che ha disertato ogni ideologia, vive in un mondo dove la bellezza è un’arma e la vendetta un’arte. Ex modella, ex milionaria, ex sorella — perché il fratello Giovanni è scomparso, o forse è diventato qualcos’altro — Ludovica si muove tra incarichi segreti, omicidi su commissione e riflessioni filosofiche che sfiorano il pulp e il noir esistenziale.
Quando viene ingaggiata per ritrovare un adolescente fuggito da una clinica psichiatrica, figlio di un potente industriale legato all’estrema destra, Ludovica accetta. Non per dovere, ma per il compenso. E per l’orologio. Intanto, tra le calli di Venezia, un serial killer smembra le sue vittime sotto la nebbia. Ludovica lo osserva da lontano, lo sfida mentalmente, lo desidera quasi. Troppo simili per non riconoscersi. Troppo diversi per non distruggersi.
Accanto a lei, Schiavo Blu — ex modello, eroinomane, genio incompreso — è l’unico essere umano che non ha mai cercato di possederla. Insieme formano una coppia di freaks eleganti, due mostri bellissimi che si muovono tra castelli decadenti, feste dionisiache e dialoghi taglienti come rasoi.
La giraffa ariana è un romanzo che sfida ogni convenzione: feroce, lirico, sarcastico, visionario. Un viaggio nella mente di una donna che ha fatto della lucidità la sua corazza e della crudeltà il suo carburante. Un noir filosofico dove la trama è solo un pretesto per esplorare il caos, il caso, e la bellezza del disastro.

Citazione

“La violenza anche quando è salvifica è quasi sempre cieca. Non puoi pretendere da lei pure una buona mira.”

Come è nata l’idea di questo libro?

Volevo riprendere il personaggio di Ludovica Ernst che si affacciava e scompariva come un fantasma già dalle pagine di “Torna di gran moda l’abito nero”. Avevo voglia di rivederla .Mi sono accorto che mi mancava la sua voce.

A chi lo consiglieresti, in particolare?

A tutti quelli che non amano una scrittura consolatoria, a quelli a cui piace essere sfidati con stile. La giraffa ariana è un libro che anche quando lo chiudi continua a leggere te. Alcuni hanno scritto che sono efferato ma è una definizione davvero superficiale: io mischio ferocia e tenerezza: immagini talvolta spietate diventano talismani poetici; l’ironia smorza la brutalità senza annacquarla e la prosa conserva una cura ritmica che trasforma lo strappo in musica. Una definizione che mi piacerebbe – seppur limitante-sarebbe “poeta del macabro”.

Dove e quando è stato scritto?

La prima parte l’ho scritta tra Massa, Parigi Venezia e la Garfagnana. la seconda in un magazzino vicino al Lago di Porta.

Quanto è stato difficile portarlo a termine?

Il problema è che non volevo terminarlo. Mi sono accorto che procrastinavo sempre la fine. Mi è dispiaciuto salutare Ludovica , Elettra e Schiavo blu. perché sapevo che stavolta sarebbe stato un addio definitivo. Ho un problema serio da sempre con gli addii.

Quanto è stato lungo il lavoro di editing?

Il lavoro di editing -che è stato meticoloso – è stato soltanto la scusa per rimandare di anno in anno la pubblicazione.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?

Mi piacciono Collodi, James Herbert, John Fante,, Aldo Busi, i futuristi, Anne Sexton, Lansdale e molti altri. Li apprezzo, li ammiro tantissimo ma non penso di riferirmi a loro quando scrivo i miei romanzi o i miei racconti Ho più dei riferimenti cinematografici che sono Mario Bava, Fellini, Francesco nuti , Claude Lelouch (perché alla fine sono un romantico).

Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere una favola per bambini. Sarebbe una sfida.

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