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Tredici brevi novelle di Maria Borgese.
“Non sono né Anna Karenina né Madame Bovary, le donne che Maria Freschi Borgese raccontava in questa raccolta di novelle del 1935. Non sono scioccherelle annoiate, né disattendono eroicamente i codici del loro genere. Sono donne italiane ritratte durante l’epoca fascista. Sopportano solitudine e pregiudizi, frustrazioni e matrimoni infelici. Dalla rozza contadina presa a servizio in una famiglia di città, alla nobildonna travagliata dalle disillusioni del cuore, vivono tutte nel cono d’ombra di piccoli uomini – i volgari cosi con due gambe di Guido Gozzano – e dei pregiudizi virili di un’epoca. Ognuna di esse, a suo modo a testa alta, schiacciata ma mai annichilita, riflette in sé la resistenza e lo spirito del suo sesso. Due cani litigiosi, sullo sfondo, anch’essi di estrazione sociale diversa – l’uno proprietà di un nobile, l’altro di un contadino – scopriranno infine l’amicizia in una comune sventura canina, quasi a rammentare causticamente la bestiale disgrazia d’esser donna”.
(Dalla quarta di copertina edizione Ensemble)