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Dall’incipit della prima novella, “Il bambino perduto e ritrovato”:
Una volta che gli Onondaga andarono a caccia, si unì a loro una compagnia di cinque ragazzetti, che avevano archi e frecce loro proprie. Uno di essi era assai più piccolo degli altri, che si prendevano sovente giuoco di lui. Talvolta scappavano nel bosco, lasciandolo solo a piangere: poi ritornavano d’un tratto, e ridevano della sua paura. Tal altra volta abbandonavano l’accampamento, dicendogli che un lupo o un orso era sulle loro tracce, ed egli rimaneva solo e strillava disperatamente.
Un giorno i ragazzi trovarono sul terreno un grosso tronco d’albero cavo.
— Chi sa che non ci sia dentro un coniglio o uno scoiattolo! – esclamò uno di essi. – Dobbiamo tirarci dentro? —
Gli altri approvarono, e si cominciò a tirare nella cavità le frecce del più piccino di loro. Quando tutte furono dentro, gli dissero:
— Ora cacciati nel tronco a ritirare le tue frecce. —
Il piccino non voleva dapprima saperne: aveva paura che ci fosse dentro qualche bestiaccia. Ma gli altri insistettero, ed uno gli promise che, se avesse fatto come volevano, egli avrebbe detto a un suo zio di far per lui un nuovo arco e nuove frecce.