Firenze, estate 1963. La città è deserta per le vacanze e assediata dal caldo e dalle zanzare. Il commissario Bordelli passa la notte a rigirarsi nelle lenzuola, dopo giornate di banale routine estiva sbrigata da quei pochi rimasti, come il poliziotto Mugnais e il nuovo arrivato, Piras. Quand’ecco che una telefonata gli annuncia una morte misteriosa: una ricca signora viene trovata morta, accanto al letto un bicchiere con le gocce per l’asma e sul comodino il flacone perfettamente chiuso. Ma è difficile pensare a un attacco improvviso della malattia, come spiega l’anatomopatologo. Bordelli indaga sui singolari personaggi che frequentavano la villa della donna, tutti dotati di un alibi di ferro, ma c’è qualcosa che non lo convince.
Fin dal primo volume la serie del commissario Bordelli è in grado di conquistare appassionati di gialli e non solo. La prosa è colorita ma controllata, la narrazione ben orchestrata, lo spazio, alquanto ampio, dedicato agli approfondimenti dei personaggi è sempre piacevole. Il commissario è più sfaccettato di altri suoi colleghi, ci vuole tempo per apprezzare le sfumature del suo carattere. I battibecchi con il cugino Rodrigo sono molto divertenti, gli incontri con ladruncoli e poveracci sono molto umani (come il commissario), l’intreccio è interessante, anche se poi non così fondamentale. Le digressioni sui tempi di guerra sono semplici ma belle, il periodo storico visto di riflesso è comunque ben reso, insomma Marco Vichi ha dato vita a una compagnia di personaggi a cui ci si appassiona rapidamente, e di cui non ci si stanca.
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Fin dal primo volume la serie del commissario Bordelli è in grado di conquistare appassionati di gialli e non solo. La prosa è colorita ma controllata, la narrazione ben orchestrata, lo spazio, alquanto ampio, dedicato agli approfondimenti dei personaggi è sempre piacevole. Il commissario è più sfaccettato di altri suoi colleghi, ci vuole tempo per apprezzare le sfumature del suo carattere. I battibecchi con il cugino Rodrigo sono molto divertenti, gli incontri con ladruncoli e poveracci sono molto umani (come il commissario), l’intreccio è interessante, anche se poi non così fondamentale. Le digressioni sui tempi di guerra sono semplici ma belle, il periodo storico visto di riflesso è comunque ben reso, insomma Marco Vichi ha dato vita a una compagnia di personaggi a cui ci si appassiona rapidamente, e di cui non ci si stanca.