Nel secolo in cui i teatri e gli spettacoli musicali in Italia ed in Europa non potevano rinunciare a quelle meraviglie vocali che erano i cantori evirati, vittime ignare della manipolazione genetica violentemente avversata dagli illuministi, Giuseppe Aprile ‘Sciroletto’ appartenne a quella schiera di cantanti e compositori pugliesi emigrati verso Napoli e fu della ristrettissima cerchia che con Caffarelli, Reginella, Giziello e sopra tutti il divino Farinelli potevano dire di tenere il campo senza sospetto d’emuli o d’avversari nel vasto mondo dei mutilati Anfioni che nel Settecento eccellevano non solamente a Napoli e in tutta Italia, ma nell’intera Europa. Espressione della grande scuola musicale napoletana, sempre al centro della scena come cantante, pedagogo e compositore di arie e duetti notturni, Aprile attraversò gli anni della seconda metà del secolo dei lumi percorrendo per intera la parabola che portò questi fenomeni del belcanto, ricercati osannati ricoperti di onori e ricchezze, dall’apogeo al crepuscolo fino all’umiliante dileggio. Il ricordo della sua vita e della sua voce, le sue musiche finite con lui in una fossa comune, furono presto rimosse dalla memoria collettiva. Oggi, dopo duecento anni, l’autore di questo libro ricostruisce, attraverso i risultati di ricerche condotte in archivi e biblioteche, la biografia del musico celebrato come il maggiore vanto del teatro del Württemberg, idolo di Napoli, one of the greatest male sopranos of the Century.