Tiger Tolliver vive a Mesa Luna, località sperduta dell’Arizona, con sua madre June. È una ragazza di sedici anni che naviga tra le acque inquiete dell’adolescenza: ha un’unica amica, indossa abiti assurdi che sua mamma recupera dagli scatoloni abbandonati a bordo strada, suona la batteria senza avere idea di come si faccia, si vergogna del suo corpo. Spesso, si sente come un insetto rinchiuso in un barattolo di vetro. June è una donna ansiosa, iperprotettiva, che si arrabatta vendendo ai turisti marmellate fatte in casa e guidando il bibliobus della contea. Nonostante qualche attrito, ci sono state sempre e solo loro due, e hanno sempre tirato avanti come una “macchina ben oliata, carina e profumata”. È un giorno di maggio pieno di luce, l’estate è alle porte e la scuola sta per finire, e Tiger ha appena dato il suo primo bacio quando riceve la telefonata che nessuno vorrebbe mai ricevere: sua madre è morta all’improvviso; ora, in assenza di un padre o altri parenti che possano prendersi cura di lei, tutto il suo mondo viene stipato in una valigia e spedito presso una famiglia affidataria, e poi un’altra, e un’altra ancora. Inghiottita nel vortice dei servizi sociali, Tiger non vede una possibile via d’uscita dal dolore e dalla solitudine, almeno fino a quando la speranza si manifesta nella persona di Shayna, una sorellastra più grande stravagante e turbolenta come un tornado. Vivere con Shayna è come vivere sulle montagne russe, e sarà proprio questo a dare a Tiger la forza per riemergere, poco alla volta, dall’abisso del suo cuore spezzato, a tirare fuori gli artigli, a fare amicizia col buio.