È un ottimo poliziotto, il commissario Ansaldi, anche se da tempo immemore soffre di ipocondria e di attacchi d’ansia. Per fortuna il quartiere al quale è stato assegnato, Monteverde, è un’oasi di pace nel caos della capitale. Forse è per questo che sotto il suo comando sono stati destinati altri quattro soggetti «particolari», come ad esempio Eugénie Loy, il suo braccio destro, che soffre di un disturbo antisociale della personalità, una «portatrice sana di disperazione» come la definiscono i colleghi, che però riconoscono in lei ottime doti investigative. Sono così, i Cinque di Monteverde: uomini e donne alle prese con le loro debolezze, ma capaci, insieme, di trasformarle in forza. Un venerdì pomeriggio, un ultraottantenne vedovo e solitario viene trovato senza vita nel proprio appartamento, con un cappio al collo. Si direbbe un caso facile, il classico suicidio. Ma qualcosa non quadra ad Ansaldi e ai suoi, e quel piccolo dubbio si trasforma, nel volgere di pochi giorni, in un’indagine che turberà non solo la quiete di Monteverde ma anche le stanze della politica.