«Leopardi, che ha sprezzanti giudizi sulla storia, sulla scienza e sulla ragione, sta di fronte alla natura che è “sempre la stessa” con un atteggiamento di pura reverenza» scrive Giorgio Ficara. «Nel cielo stellato, vede più incanti che nella propria anima; nella luna che irraggia dolcemente la notte vede soprattutto l’immutabilità della luna, che non ha memoria, né intenzioni se non quella di rischiarare; nel tramonto della luna, che scende nell'”infinito seno” del mare, vede l’oscurità ma anche l’eterna rassicurazione dell’alba». Opera di poesia fra le più alte della letteratura di tutti i tempi, i «Canti» vengono qui riproposti in un’edizione che si caratterizza per il rigore filologico del testo, per l’accuratezza e la chiarezza del commento, per la finezza dell’analisi della poetica leopardiana nel saggio introduttivo.