Ventinove mesi, una decina di stagioni. Un tratto di tempo cominciato e finito con la nettezza di una rappresentazione in teatro: al principio il drammatico avvento della pace, alla fine la mia uscita di scena.” Così Luigi Meneghello ci racconta Bau-sète!, romanzo pubblicato nel 1988 che esplora i suoi vent’anni e l’arco temporale che va dalla fine del 1945 alla metà del settembre 1947: un dialogo con il se stesso ragazzo con cui l’autore fotografa l’Italia nell’immediato dopoguerra, le sue speranze, il clima politico e culturale, attraverso il filtro della memoria. Con lo stesso stile rapsodico e a tratti lieve di Libera nos a malo, Meneghello ci restituisce i caratteri di una stagione per lui fondamentale, i cui eventi, che dopo l’esperienza partigiana potevano apparire gravi, assumono invece nella maturità e nel ricordo caratteri di tenera comicità: le ragazze, gli amici, le motociclette, la spinta ad allargare gli orizzonti e a scoprire la cultura europea sono espressioni della vitalità e del desiderio di vita e risarcimento di un’Italia che voleva mettersi alle spalle la guerra e le sue privazioni. Un’epoca intensa e irripetibile alla quale Meneghello torna dopo la stagione del “dispatrio” in Inghilterra.
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