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Blog - 22 Aprile 2025

Il lato oscuro del desiderio: narcisismo patologico tra psiche, società e neuroscienze

Viviamo in un tempo in cui tutto sembra ruotare attorno all’immagine. Il bisogno di essere visti, approvati, ammirati. Ma cosa accade quando questo bisogno diventa totalizzante, fino a trasformare l’altro in semplice specchio del nostro ego? A questa domanda risponde un libro che scava in profondità nel disturbo narcisistico, offrendo una lettura nuova, che unisce la psicologia clinica alle più recenti scoperte neuroscientifiche.

L’autore parte da una riflessione sul desiderio umano, inteso – sulla scia di Lacan – come tensione verso l’altro. Ma nel mondo iperconnesso di oggi, quel desiderio sembra essersi rotto. L’individuo moderno appare chiuso in sé stesso, alla costante ricerca di piacere, conferme e gratificazioni. Le relazioni si fanno fragili, usa e getta. E sullo sfondo, prende forma una patologia profonda: il narcisismo patologico.

Il cuore del libro, tuttavia, non è solo clinico. È anche neuroscientifico. Grazie a un’attenta integrazione tra ricerca e osservazione, l’autore spiega come le alterazioni del comportamento narcisistico siano spesso collegate a meccanismi cerebrali ben precisi, che riguardano il modo in cui il cervello elabora le emozioni, la morale, l’empatia e il controllo degli impulsi.

Nel narcisista patologico, infatti, si osservano – secondo gli studi più recenti – riduzioni dell’attività nelle aree cerebrali associate all’empatia, come la corteccia prefrontale mediale e il giro temporale superiore. Questo può spiegare la difficoltà, o l’incapacità, di mettersi nei panni dell’altro. Al tempo stesso, emerge una compromissione del controllo degli impulsi, che porta a reazioni esplosive, aggressività, e comportamenti manipolatori, soprattutto quando l’immagine di sé viene messa in discussione.

Non meno importanti sono le implicazioni morali. Il libro mostra come il narcisista patologico non sia privo di senso etico, ma tenda a strumentalizzare i valori morali in funzione del proprio tornaconto, piegando regole e relazioni a un unico scopo: mantenere intatta l’immagine ideale di sé.

Un passaggio illuminante è dedicato all’interazione tra questi fattori neurologici e l’ambiente sociale. Il disturbo, infatti, non nasce solo nel cervello, ma anche nel contesto: famiglie disfunzionali, esperienze traumatiche, e una società che premia l’apparenza sopra ogni cosa, possono accentuare le vulnerabilità neuropsicologiche preesistenti.

Il quadro che emerge è complesso, ma affascinante. Non si tratta di etichettare, né di colpevolizzare. Il libro invita a comprendere: capire che dietro l’arroganza narcisistica si nasconde spesso una fragilità estrema, alimentata da circuiti cerebrali disfunzionali, da esperienze precoci non elaborate e da un sistema culturale che confonde il valore con la visibilità.

Non manca, infine, uno spiraglio di speranza. Grazie alle conoscenze neuroscientifiche, la terapia può oggi contare su strumenti più mirati per aiutare i pazienti a riconnettersi con le proprie emozioni, a sviluppare empatia e ad apprendere nuove forme di autoregolazione. È un percorso lungo, certo, ma possibile. E la chiave, ancora una volta, è la relazione: il ritorno a un desiderio che guarda all’altro non per usarlo, ma per incontrarlo.

In un panorama editoriale dove spesso si banalizzano i concetti psichiatrici, questo libro rappresenta un raro esempio di equilibrio tra rigore scientifico e chiarezza divulgativa. Un testo fondamentale per chi vuole capire meglio le dinamiche relazionali del nostro tempo, ma anche per chi lavora nella salute mentale, nell’educazione o, semplicemente, nella costruzione di legami più sani.

Perché solo quando smettiamo di cercarci nello sguardo degli altri, possiamo davvero iniziare a vederli.

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